lunedì 22 luglio 2013

La lunga estate di Francesco Rino

Fra qualche giorno, esattamente l'8 Agosto, Francesco Rino compirà diciotto anni.
Una maturità, quella del giovane calciatore di Cosenza Vecchia, che sul campo sembra aver già trovato conferma da qualche anno, e che lo sta consacrando come uno dei giovani più interessanti del panorama calcistico bruzio.
E' passato poco meno di un anno da quando il giovane mediano rossoblù ha indossato per la prima volta i colori della sua città, e dopo poche partite ha dato ampia dimostrazione di poter portare con grande vanto la maglia dei lupi silani.
Brunello Trocini, stregato da lui sin dal primo allenamento, lo scorso anno lo ha piazzato come diga davanti la difesa della Juniores del Cosenza, e ne ha raccolto quantita e qualità oltre che il primato in classifica.
Più tardi Franco Florio, sostituendo Trocini, non ha potuto fare a meno del giovane centrocampista che sagacemente ha battezzato come il nuovo Stefano Morrone.
Ma Francesco, anzi Checco per gli amici, è tutt'altro che uno che si monta la testa.La mantiene sempre sulle spalle e sorride davanti ad un complimento, timido ma scaltro in mezzo al campo e sempre il primo ad arrivare agli allenamenti e l'ultimo ad andare via.
In questa estate che inizia a regalarci le sue giornate afose solo adesso il mercato dei tanti giovani del vivaio cosentino inizia a muovere qualche passo.
Francesco Rino ha bisogno di spazio per crescere ancora ma sono tanti i tecnici e gli addetti ai lavori che vorrebbero servirsi delle sue giocate fatte di semplicità ed efficacia.
Il già citato Trocini, oggi al Rende, non ha fatto fatica a convincere De Angelis delle qualità del giocatore ma prima dei biancorossi il Castrovillari si era interessato alle sue prestazioni.
Il tutto sotto lo sguardo attento di Petrucci e Candelieri, rispettivamente tecnico e presidente nonchè ds ad interim del Montalto, i quali conoscono bene il giovane del Centro Storico e farebbero carte false per portarlo in maglia biancazzurra.
Una margherita variopinta quella che dovrà sfogliare il ragazzo, di concerto con la società rossoblù che è proprietaria del cartellino e che dovrà decidere se investire sul ragazzo e farlo crescere o puntare su altri elementi.

lunedì 18 marzo 2013

Il modello Ajax-quando il settore giovanile diventa successo

Sembra un trend in piena ascesa quello dei settori giovanili che "nutrono" le prime squadre con i loro migliori prospetti.Trend che pone le sue origini in Olanda, patria del calcio totale degli anni '70 e dell'Ajax di Johan Cruyff. Due squadre, quella dei lancieri e quella nazionale olandese, capace di stravolgere per sempre l'idea di calcio che si aveva all'epoca, con ruoli ben precisi e rigide posizioni da rispettare.
Quel calcio portò, specie alla nazionale, un magro raccolto in fatto di titoli rispetto a quanti ne meritasse e, a parte l'Olanda '88 guidata da Rinus Michels,già negli anni '80 ci fu una profonda inversione di tendenza.
Il ricorrere al settore giovanile fu gradualmente sovrastato, specie in Italia, dalla spasmodica mania di importare stranieri in quantità (seppure col limite di tre per squadra) col rischio di trovare tra di loro qualcuno non proprio all'altezza della situazione.
Ed è proprio il nome di Johan Cruyff che ritorna in maniera veemente come protagonista:da allenatore del Barcellona che con lui vince e convince egli non si accontenta solo di coordinare la prima squadra ma di lasciare un'eredità ben più preziosa e cioè le fondamenta per il futuro del settore giovanile blaugrana.
Un'impronta ovviamente in stile Ajax che in Catalogna viene accuratamente seguita e curata fino ad arrivare agli odierni risultati, con un team in gran parte composto da giocatori della cantera il cui ricambio sembra essere sempre crescente ed infinito.
Il Barcellona così ha posto un definitivo "distinguo" tra la propria filosofia e quella degli odiati rivali blancos del Real Madrid, interessati per lo più invece a comprare i migliori campioni altrove piuttosto che costruirli in casa.
La crisi del calcio italiano da punto di vista economico ha allarmato anche le big del nostro calcio (Juve,Roma e Milan su tutte) che di corsa sono tornate al punto di partenza di tutto ciò ,ad Amsterdam ,per studiare i segreti e l'attuazione pratica di un metodo che da oltre 40 anni non subisce invecchiamenti.
E che nella metà degli anni '90 portò l'Ajax di Van Gaal sul tetto d'Europa con 9 elementi cresciuti nel vivaio.
Un metodo che si basa sull'applicazione del T.I.P.S. (Technique, insight, personality and speed) e cioè tecnica, intuito, personalità e velocità e nell'abituare essenzialmente i giovani a due moduli di gioco:il 3-4-3 fino ai 12 anni ed il 4-3-3 in seguito così da portare i futuri giocatori ad un facile inserimento in prima squadra dove si utilizzerà il medesimo modulo.
La verticalizzazione del gioco e la precisione dei passaggi sono fondamentali, così come la lettura anticipata dei movimenti dei compagni nella fase di possesso e degli avversari in quella di non possesso, aggredendoli con un pressing efficace.
L'applicabilità di questo modello però per poter attecchire e dare i propri frutti ha bisogno di costanza e di tempo ed infatti il Barcellona dopo quasi 20 anni di cura maniacale della cantera ha raggiunto il tetto del Mondo.Solo il tempo ci dirà se tale sistema sarà applicabile ovunque come lo è stato per gli aiacidi e per i catalani.


Enrico Mandarino

sabato 5 gennaio 2013

I tecnici "fatti in casa"-da incombente necessità a piacevole realtà

Spesso, per convincersi della bontà di un'idea, serve osare.
Altre invece è la necessità di tagliare le spese e diminuire i costi di gestione che porta a scelte "fatte in casa".
La strada tracciata con Stramaccioni e Montella in A (solo pochi anni fa entrambi nelle giovanili della Roma) ha incrementato un trend che negli anni passati aveva subìto una flessione.
Troppa esterofilia, troppa ricerca dell'allenatore quotato e poco importa se poi molti dei trofei vinti dai tecnici più blasonati fossero frutto in realtà di strade spianate dalle corazzate di cui erano dotati.
Quest'anno a Cosenza l'Area Tecnica ha,tra la sorpresa generale, affidato al tecnico Gianluca Gagliardi,proveniente dalla Real Cosenza,le redini della compagine rossoblù.
Normale, in una piazza competente e passionale come quella bruzia, vedere storcere qualche muso.
Ma la scelta di Fiore e Leonetti, bissata nella Juniores con Brunello Trocini, si è rivelata finora vincente.
Il tecnico ha mostrato le giuste competenze tattiche, le capacità caratteriali per affrontare un campionato ambizioso come altrimenti non poteva essere ed il giusto piglio nei rapporti con la stampa che ad oggi fanno pendere il piatto della bilancia dalla sua parte.
Cosenza ed il suo hinterland sono sempre stati forieri di tecnici che hanno iniziato tra le giovanili locali per poi meritare la guida di squadre di categoria superiore dimostrando come i loro risultati fossero frutto di anni di lavoro, determinazione e dedizione.
Formare un calciatore nell'età dello sviluppo fisico, mentale e calcistico è molto più complesso che guidare una squadra di calciatori già pronti e proprio per questo gli esempi di Del Morgine e, molto più recentemente di Franco Giugno hanno dato ampia conferma alla teoria sempre più convincente dell'allenatore "homemade".
Nei settori giovanili della zona esistono tecnici che meritano per le loro qualità tecnico tattiche palcoscenici ben più importanti e che col loro lavoro certosino e metodico "insegnano" calcio di quello che si vede solo nei campi professionistici.
Un nome su tutti è quello di Giuseppe Verduci, tecnico degli Allievi Regionali della Popilbianco; la cura maniacale di ogni dettaglio fa di lui un tecnico che non sfigurerebbe affatto in un campionato "pro".
Ed assieme a lui è doveroso citare Francesco Posterino, Daniele Franzese e Carmine Carbone.
Giovani, capaci e competenti da memorizzare i loro nomi ed aspettare di vederli un giorno su una panchina che conta.Di certo il bel gioco ed i risultati non mancheranno.


Enrico Mandarino